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Il Prefetto di Roma e gli ebrei

26 novembre 2012

IL PREFETTO DI ROMA E GLI EBREI

Non vi sembri strano se con questa nota c’intratteniamo su di un argomento che apparentemente non farebbe parte dei nostri interessi. Appunto, apparentemente! Nel leggerlo capirete bene come esso, anche se accaduto lontano dalla nostra regione, ci coinvolge pienamente soprattutto quando un alto rappresentante dello Stato assume un comportamento perlomeno infelice.

Veniamo ai fatti. Tutti voi avrete notizia del piccolo schifoso pogrom di Campo de’ Fiori, a Roma. Le pubbliche autorità (anche calcistiche) tutto possono fare tranne che mostrarsi stupefatti. Roma è nelle mani dei suoi ultrà ormai da parecchi anni. L’hanno devastata più di una volta, sono riusciti, lo ricorderete, a far sospendere un derby dando ordini ai pavidi calciatori delle due pavide società di calcio mettendo a tacere il prefetto. Gli ultrà delle due curve sono stati protagonisti nemmeno troppo occulti di diverse aggressioni diciamo così “non calcistiche”, dai pestaggi fascisti alle violenza omofobe, e ora del raid antisemita del quale il mondo intero sta parlando, affibbiando alla capitale d’Italia una patente di inciviltà, di violenza e di razzismo purtroppo meritatissima.

Sia ben chiaro gli ultrà di altre parti di Italia non sono da meno. Basta avere la sfortuna di incappare, in autogrill, in uno di quei torpedoni di gentiluomini, per percepire netta l’impressione di avere a che fare con organizzazioni paramilitari dedite al saccheggio, all’intimidazione, alla violenza privata. Prima di tornare al fatto cha ha ispirato questa nota, ci domandiamo, quanto disti il turpe curriculum delle curve ultrà (non solo romane, ovviamente) dal reato di banda armata. E perché non si mette mano ad iniziative seriamente repressive o si aspetta che il numero di morti e feriti raggiunga un numero prefissato che noi non conosciamo?

E’ vero Roma non è una città in guerra, e proprio perché <<a Roma non piovono razzi>> come dice l’inquietante prefetto Pecoraro, proprio per questo i tifosi del Tottenham non si aspettavano certo di essere accoltellati mentre prendevano una birra. Non si guardavano attorno spaventati come fossero, appunto, a Tel Aviv. Cercate di immedesimarvi nel loro stupore quando hanno visto arrivare quella squadraccia di italiani armati di spranghe, coltelli e bastoni, nascosti da caschi integrali, vigliacchi incappucciati come i mafiosi.

Ci permettiamo di far notare al candido prefetto: a Tel Aviv i commando di Hamas combattono l’esistenza degli ebrei di Israele, esprimono un odio etnico e religioso che ha i suoi interessi economici e le sue radici nella storia, si muovono dunque nel codice della spietatezza. A Roma invece si sono materializzati una cinquantina di rifiuti umani, sottoprodotti urbani che si nutrono di un tifo ridotto ad immondezzaio criminale. Ultrà romanisti e ultrà laziali, che solitamente sono divisi dalla stupidità “alta” del calcio, la notte del raid erano invece uniti nella ferocia di un antisemitismo cieco che non capiscono, anzi non sanno neppure cos’è, a giudicare dalla povertà umana dei due romani che sinora sono stati arrestati.

Ecco perché è davvero bizzarra la reazione del prefetto di Roma che invece di chiedere scusa, a nome della città, alle vittime della più odiosa delle aggressioni antisemite dopo le retate e leggi fasciste, si mette acidamente a polemizzare con il capo della comunità ebraica Riccardo Pacifici che, giustamente allarmato, rappresenta idealmente quelle vittime. E la frase più arrogante di Pecoraro è la seguente: <<Quello che fanno le forze dell’ordine per gli ebrei romani non si fa in nessun Paese>>.

Parla come se fosse in credito, il signor prefetto. Rimprovera una comunità ingrata. Come se proteggere i tifosi di una squadra ebrea persino mentre bevono una birra fosse davvero troppo. Dopo tutto quello che facciamo per loro, vogliono pure un sovrappiù, una concessione, un ennesimo atto di generosità costosa.

La verità è che Pecoraro ha dimostrato di non controllare l’ordine pubblico e dunque di essere quanto meno inadeguato, e non tanto perché Campo de’ Fiori – al contrario delle piazze di Tel Aviv – non era presidiata. Ma soprattutto perché le forze dell’ordine, chiamate da testimoni terrorizzati, sono arrivate troppo tardi e in numero insufficiente, forse perché anch’esse impreparate alla sfida, alla novità di questa furia che picchia, accoltella, spacca, mettendo in atto una strategia di guerriglia urbana, come una specie di esercitazione sul campo.

E la città di Roma, prima ancora della comunità ebraica, a meritare almeno un tentativo di impossibile risarcimento. E si dovrebbe cominciare con il punire sia la Roma sia la Lazio. Dovrebbe farlo l’Uefa di Platini, ma dovrebbero pretenderlo anche la Lega calcio di Maurizio Beretta e la Federcalcio di Giancarlo Abete.

E’ chiaro che i presidenti e i dirigenti della Lazio e della Roma sono nani rispetto alla gravità dell’evento. Ma l’autoassoluzione, che in fondo è la vera prova di questo nanismo, non è tollerabile. Il presidente Lotito e il manager Baldini, invece di difendere ciascuno i propri ultrà, dovrebbero mettere una taglia per la cattura di quei barbari.

Sono noti i rapporti di complicità fra le società di calcio e gli ultrà. La curva nord della Lazio è da tempo il covo dei peggiori naziscemi (così li chiamaFrancesco Merlo su la Repubblica)  italiani, estremisti nel calcio e nella politica che infatti giovedì sera scorso durante la partita con il Tottenham hanno esibito striscioni antisemiti rivendicando così la paternità ideologica dell’aggressione. Pensate: Lotito e Baldini non sono neppure andati a trovare all’ospedale Ashley Mils, quel ragazzo di 24 anni che, pugnalato all’inguine, è stato in pericolo di vita per due giorni. E non è andato neppure il sindaco Alemanno, che dei naziscemi romani è stato in tutti questi disastrosi anni di governo un amato/odiato interlocutore.

VERGOGNA, VERGOGNA, VERGOGNA !!!!

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